“The Substance”, l’ultimo capolavoro di Coralie Fargeat, si presenta come un’opera cinematografica straordinaria che fonde magistralmente elementi stilistici di registi iconici come David Lynch, David Cronenberg e Stanley Kubrick.
La fotografia mozzafiato, la regia impeccabile e le interpretazioni magnetiche ci trasportano in un universo tanto affascinante quanto inquietante, aprendo a tematiche psicologiche e sociali.
Il culto della giovinezza eterna
Al centro del film troviamo una critica feroce alla nostra società materialista, ossessionata da standard di bellezza irraggiungibili [5].
Elisabeth Sparkle, interpretata magistralmente da Demi Moore, incarna perfettamente questa lotta disperata contro l’invecchiamento, simbolo di una cultura che rifiuta categoricamente la mortalità e la naturale evoluzione del corpo umano [8].
La “sostanza” del titolo diventa metafora di tutti quei rimedi miracolosi che promettono di fermare il tempo, dalle creme anti-age ai trattamenti estetici più invasivi. Questa ricerca ossessiva della giovinezza eterna riflette un profondo disagio esistenziale, un’incapacità di accettare la propria finitezza e vulnerabilità [5][6].
Lo spettro dello show business
Il film non risparmia critiche allo spietato mondo dello spettacolo, rappresentato dal personaggio grottesco di Harvey.
Questo ambiente tossico, guidato unicamente dal profitto, divora e sputa via i suoi protagonisti senza alcuna pietà [8].
Elisabeth, scartata perché “troppo vecchia”, incarna perfettamente il dramma di tante donne nel mondo dell’intrattenimento, costrette a una lotta impari contro il tempo e gli standard impossibili imposti dalla società [6].
Il doppio e l’autodistruzione
La dinamica tra Elisabeth e il suo clone più giovane, Sue, rappresenta uno degli aspetti più affascinanti e disturbanti del film. Questo rapporto non è semplicemente quello tra madre e figlia, ma si configura come un confronto con un “doppio” idealizzato, una versione più giovane e apparentemente perfetta di sé stessa [9].
Da un punto di vista psicologico, possiamo interpretare Sue come una proiezione dell’Io ideale di Elisabeth, quella parte di sé che desidera disperatamente recuperare [7]. Tuttavia, questo confronto costante con una versione “migliore” di sé stessa porta Elisabeth a sviluppare un odio profondo non solo verso Sue, ma verso sé stessa, innescando un processo di autodistruzione [9].
Il narcisismo patologico
Il desiderio di Elisabeth di creare una copia perfetta di sé stessa può essere letto come una manifestazione estrema di narcisismo patologico [7].
Questo bisogno compulsivo di vedersi riflessa in una versione idealizzata rivela una profonda insicurezza e un’incapacità di accettare i propri limiti e la propria mortalità.
Il clone, rappresentazione idealizzata e giovane della madre, incarna il narcisismo primario: l’aspirazione a vedersi riflessi in una versione migliore di sé. Tuttavia, questo rapporto si trasforma rapidamente in odio e conflitto.
Freud ha esplorato il concetto di narcisismo secondario, in cui l’individuo proietta le proprie aspettative irrealizzabili su un altro. Nel film, la protagonista sembra oscillare tra il desiderio di proteggere il clone e la gelosia distruttiva per ciò che rappresenta: un’immagine di sé non corrotta dal tempo e dalle scelte fatte.
Questa dinamica si lega anche al tema del perturbante (das Unheimliche), un concetto freudiano che descrive la sensazione di familiarità alienante. Il clone non è altro che un “sé familiare ma estraneo“, un doppio che richiama alla mente la paura inconscia di perdere la propria identità. Per approfondire questo tema consiglio il video di Valerio Rosso.
L’Autodistruzione come Riflesso Sociale
La pellicola offre una critica all’ossessione capitalista per il profitto, evidenziando come il sistema consumistico sfrutti la fragilità umana, in particolare il desiderio di controllo sul tempo e sulla bellezza. La protagonista, intrappolata in un circolo vizioso di perfezionamento e alienazione, rappresenta il prezzo umano di questo sistema.
L’autodistruzione delle figure centrali del film è emblematica di un conflitto interno: da un lato, l’illusione di poter vincere la decadenza; dall’altro, l’ineluttabile scontro con la propria vulnerabilità e mortalità. In una società dove il valore individuale è misurato dalla capacità di apparire perfetti e giovani, ogni imperfezione diventa un fallimento insostenibile.
Un Film Psicologicamente Complesso
“The Substance” è molto più di un’esperienza visiva. È un viaggio nei meandri dell’animo umano, che esplora le dinamiche tra narcisismo, alienazione e la lotta contro la natura. La regia, la scenografia e le performance attoriali rendono queste tematiche ancora più potenti, incollando lo spettatore allo schermo e invitandolo a riflettere sul costo psicologico di vivere in una società ossessionata dall’immagine.
Vedo in “The Substance” come una potente allegoria delle battaglie interiori che molti affrontano ogni giorno, amplificate da un contesto sociale che celebra l’apparenza sopra ogni altra cosa. Questo film non offre soluzioni, ma pone domande cruciali: fino a che punto siamo disposti a spingerci per soddisfare aspettative irrealistiche? E cosa rimane di noi quando perdiamo di vista il nostro autentico valore?
Citazioni:
[1] https://www.kerrang.com/film-review-the-substance-demi-moore-dennis-quaid-coralie-fargeat-body-horror-sci-fi
[2] https://cinemawavesblog.com/film-reviews/the-substance-review-analysis/
[3] https://cinej.pitt.edu/ojs/cinej/article/download/58/192
[4] https://filmustage.com/blog/dissecting-man-david-cronenberg/
[5] https://digitalcommons.providence.edu/cgi/viewcontent.cgi?article=1052&context=socialwrk_students
[6] https://standard.asl.org/17556/opinions/unrealistic-body-standards-create-toxic-environment/
[7] https://www.psychiatrictimes.com/view/psychological-aspects-human-reproductive-clones-what-can-we-infer-clone
[8] https://www.rogerebert.com/reviews/the-substance-movie-review
[9] https://filmcolossus.com/the-substance-explained-2024
[10] https://www.bps.org.uk/psychologist/david-lynch-and-psychosis
[11] https://www.psychiatrictimes.com/view/psychological-features-human-reproductive-cloning-twin-based-perspective
[12] https://jetpress.org/v20/morales.htm
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