
Manca una parola nel titolo La Cartella Clinica Globale: può essere la svolta?, una parola di un’importanza tale da poter essere omessa… la parola in questione è “Elettronica“.
Ricordo l’aneddoto di un collega, che circa 20 anni fa, propose all’eminente Prof. Romolo Rossi di presentare una tesi di Laurea Specialistica in Psichiatria sulla Cartella Clinica Elettronica (CCE), ricevendo questa laconica risposta: “Dott. R. lei è un sognatore! La Cartella Clinica Elettronica in Psichiatria non verrà mai”
Prima uno sguardo da Marte
Il 18 Febbraio 2021 è atterrato sul pianeta Marte il rover Perseverance della NASA, dopo aver percorso 480 milioni di Km in 6 mesi, viaggiando con una velocità di circa 20.000 Km/h.
Se da Marte potessimo volgere lo sguardo sul nostro pianeta, vedremmo team di biologi, chimici e ingegneri che in pochi mesi sono riusciti a sintetizzare diverse formulazioni di un vaccino senza precedenti, verso quale l’intera umanità rivolge la speranza di contenere l’attuale pandemia da Sars-CoV-2.
Non che su Marte serva il portafogli, tantomeno a Perseverance, ma se proprio avessimo bisogno di scambiare una valuta, non tireremmo certo fuori di tasca una mazzetta di banconote, ma piuttosto un dispositivo digitale per ricevere e inviare una qualche forma di criptovaluta. Rapida, tracciabile e sicura.
Inquinante si potrebbe obiettare ma non di certo destinata all’oblio come prevedeva Charlie Munger.
Della stessa idea troviamo Elon Musk, speculatore crypto fortemente intenzionato a portare il primo uomo sul pianeta rosso. Con la sua azienda SpaceX conta 54 atterraggi riusciti dei razzi spaziali riutilizzabili denominati Falcon 9.
La realtà attuale
Se da un lato la Legge di Moore sta continuamente accelerando, lo stesso non si può dire per la gestione informatizzata dei dati clinici ospedalieri e territoriali.
Non è dato sapere, che nella maggior parte dei reparti ospedalieri le cartelle cliniche sono ancora cartacee, e la situazione è ancora peggiore per quanto riguarda le schede di terapia.
Oltre ai diretti problemi di archiviazione, spreco della carta, di errori sistematici nella trascrizione e della difficile tracciabilità delle singole variazioni, i veri problemi sono altri…
Nelle realtà più “evolute”, o abbienti, vengono effettuati appalti a Software House locali di piccole – medie dimensioni, che si trovano nella difficile posizione di sviluppare programmi con il vincolo di un parco Laptop al limite del vintage d’annata.
Monitor in 4:3, nostalgici Intel Pentium, tastiere a profilo alto come Olivetti Lettera 32, delle quali non condividono nemmeno il glorioso passato.
Di conseguenza non si possono certo pretendere software ruggenti. Non è affatto raro trovare sistemi operativi obsoleti come Windows Xp o addirittura comparsate di schermate in stile Windows 98, tanto care da bambino, ma ormai da relegare a meme nostalgici.
I grandi player
Viviamo in un’epoca in cui dobbiamo nuotare con grandi squali al nostro fianco e l’acqua non è certo il nostro elemento naturale.
Quando la galassia Amazon, l’universo Google, la supernova Apple e la costellazione Microsoft entrano in campo, le acque inevitabilmente si scaldano.
Le piccole società, se lavorano bene, saranno inglobate, se lavorano male saranno divorate.
Amazon ha recentemente messo a disposizione degli utenti un ecosistema dalle potenzialità imponenti.
Prende il nome di Amazon Web Service (AWS) e basandosi su sterminate Server Farm localizzate in tutto il mondo, offre una piattaforma di Cloud Computing dal potenziale inimmaginabile fino a pochi decenni fa, il tutto sorretto da un innovativo linguaggio di programmazione.
Google fa parte del nostro quotidiano con miliardi di dispositivi connessi, indossabili, integrati e armonizzati in modo tanto complesso quando fruibile da tutti.
Apple sta dirottando buona parte delle sue risorse sul bio-medicale, come dimostra, tra le altre, la pubblicità del nuovo iWatch, con il quale per la prima volta nella storia abbiamo la possibilità di raccogliere dati capillari sui valori di saturazione, attività elettrica cardiaca, ritmi sonno-veglia, attività fisica.
Chiunque abbia lavorato nella ricerca scientifica sa’ quanto sia difficile recuperare dati clinici sui pazienti e di quanto sia altrettanto complesso certificarli e analizzarli.
Con una centralizzazione software si potrebbe avere sotto mano la cartella clinica del pianeta, portando al balzo in avanti che la sanità e i singoli cittadini si meritano.
I dati raccolti avrebbero un valore tale che nessuno dei grandi player si sognerebbe di chiedere un euro alle singole istituzioni, ottimizzando i costi di un sistema sanitario globale, non prossimo al collasso, ma quasi…
Tutto meraviglioso, ma ci tengo alla mia privacy!
Qualcuno, la fuori, tiene moltissimo alla sua privacy, come fosse un valore supremo, come se avesse qualcosa da non far sapere al prossimo, un’identità costantemente a rischio di frantumazione.
Sempre quel qualcuno posta sui social network foto in cui si fa sfoggio di immagini decisamente poco consone al decoro e all’integrità morale.
Quando attiviamo un nuovo televisore, uno smartphone senza batteria amovibile, scarichiamo l’ennesima app per cambiarci le faccine (vedi il caso FaceApp) vendiamo al diavolo la nostra privacy, la nostra identità, la nostra faccia, senza preoccuparci minimamente delle conseguenze.
Questo meccanismo è alimentato dalle vie di gratificazione immediate delle Dopamina, tanto care ai pubblicitari, che cavalcando ogni canale comunicativo inoculano bisogni superflui.
Tragicomica la massiccia diffusione mediatica secondo la quale costosissimi integratori vitaminici possano potenziare il sistema immunitario dei nostri bambini, proteggendoli dal Covid.
I veri problemi
Se i problemi insormontabili non sono direttamente economici, non riguardano la tutela dei dati, significa che c’é un ostacolo più grande. Non si potrebbe comprendere in altro modo il divario tra le esplorazioni marziane e le schede ti terapia cartacee.
I dati fanno gola a tutti, permettono di prendere scelte mirate ed equilibrare i sistemi economici e gestionali.
Ma un saggio disse: ” Non fare domande di cui temi la risposta”.
Scoperchiare il Vaso di Pandora della sanità globale rischia di stravolgere molte alchimie. Il bene più importante verrebbe analizzato al microscopio, studiato e reso equo. Le decisioni cliniche sarebbero più immediate, basate sull’evidenza, condivisibili e solidali.
Conclusioni
Se fino all’inizio del 2020 si poteva ancora tenere il cofano dell’auto chiuso, con un “rumorino” di fondo, l’attuale Pandemia ha reso evidente come la salute del pianeta sia un bene unico, da preservare con sforzi collettivi, per non doverci trovare disarmati di fronte alle prossime sfide.
La Salute Mentale, campo tanto affascinante quanto ancora inesplorato, grazie a una Cartella Clinica Globale, integrata con ogni tipo di device indossabile, avrebbe a disposizione preziosi dati sulle abitudini di vita, i cicli sonno veglia, l’assunzione delle terapie e gli effetti avversi, portando a nuovi campi di ragionamento, interazione e integrazione.
Il quadro esposto può sembrare granitico, difficile da plasmare ma non c’è bisogno di trovare una soluzione… è la soluzione che troverà noi!
Come spesso ripeto: potremmo solo scegliere se farci trovare preparati al cambiamento o rimanerne schiacciati.
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